E’ cominciata, lo scorso 16 novembre, in commissione affari sociali della Camera, la discussione sul Decreto del Governo che andrà ad aggiornare i Lea (Livelli essenziali di assistenza) e il nomenclatore per protesi ed ausili. Le novità annunciate, però, non rispondono alle richieste delle associazioni che si occupano dei diritti dei disabili.
Dopo anni di attesa ci si aspettava che il il Governo aprisse un confronto strutturato con le realtà del terzo settore che si occupano di disabilità e fosse maggiormente disposto ad accettare le loro istanze.
A chiarire cosa non va in questo provvedimento che potrebbe essere approvato tra circa 10 giorni è la Federazione Italiana per Superamento dell’Handicap, che raggruppa alcune tra le più rappresentative associazioni impegnate, a livello nazionale e locale, in politiche mirate all’inclusione sociale delle persone con differenti disabilità.
Intanto, spiega il Presidente Vincenzo Falabella, il testo ignora la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, affidandosi a modelli obsoleti con il solo obiettivo di contenere la spesa.
Anche là dove è stato fatto qualche passo avanti, come nel caso dell’ampliamento dell’elenco delle malattie rare, non sono stati modificati i criteri amministrativi e sanitari che regolano la materia. Tutto questo significa, aggiunge ancora la Fish, che per le persone con disabilità nulla cambierà in materia di inclusione sociale-sanitaria. Ancora una volta non si tiene conto della storia individuale delle persone con disabilità, del loro benessere, della necessità di mettere in campo servizi che non risultino frammentati.
Le associazioni per disabili sottolineano, in particolar modo, una scarsa attenzione per le menomazioni di natura sensoriale e alle esigenze delle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale relativamente all’informazione, alla comunicazione, all’accessibilità alle campagne di prevenzione, alle relazioni con gli operatori sanitari e sociosanitari.
“Oltre al tempo, si è persa un’occasione per ripensare le politiche, i sistemi, i servizi in modo più civile, efficace, moderno e rispettoso dei diritti umani. Non possiamo che prenderne – ancora una volta – recisamente le distanze.”, conclude Vincenzo Falabella, ripetendo l’affermazione espressa in Commissione Affari Sociali.